Premio Internazionale “GLC Un Cuore da Leone”

Premio Internazionale “Un Cuore da Leone – Gian Luigi Corti”
Una storia di passione, impegno, generosità e sogni

Gian Luigi Corti, giornalista sportivo e dirigente stella d’oro al merito sportivo, è stato per 25 anni consigliere nazionale dell’Ussi (per 4 anni vicepresidente) e fondatore dell’Annuario Ussi. E’ stato per 16 anni dirigente nazionale della Federazione Italiana Pallavolo (vicepresidente per 8 anni, capodelegazione a Los Angeles nel 1984 con la vittoria della prima medaglia olimpica del volley azzurro), poi per 15 anni delegato Ansmes.
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IL PREMIO

Il Premio Internazionale “Un Cuore da Leone”, istituito per ricordare la figura di Gian Luigi Corti, vuole celebrare i valori dello sport e trasmetterli ad una ampia platea di giovani attraverso un evento di livello nazionale che possa anche risultare una importante vetrina per la Liguria, terra in cui Gian Luigi Corti ha “seminato” in 76 anni di vita, nel doppio ruolo di giornalista sportivo e dirigente sportivo.

Passione, impegno, generosità e voglia di non mollare mai sono le caratteristiche che hanno contraddistinto Gian Luigi Corti, insieme a quei sogni che ne hanno sempre permeato gli orizzonti nello sport come nella vita. Perché “Il sogno è vita”, racconta Pirandello ne “La vita che diedi”. Queste caratteristiche ispirano la nascita del “Premio Internazionale Gian Luigi Corti – Un Cuore da Leone“, per consegnare un particolare riconoscimento a chi non si arrende di fronte alle salite – anche quelle più dure – e che intravede sempre la possibilità di vincere una nuova sfida. A partire dal 2021, ogni anno verrà selezionata una storia di passione, impegno e generosità a livello internazionale.

PROMOTORI
Gruppo Ligure Giornalisti Sportivi USSI – Associazione Stelle nello Sport

COMITATO D’ONORE
Regione Liguria, Comune di Genova, Fondazione Palazzo Ducale

PATROCINATORI
Ussi, Aips, Coni, Cip

MEDIA PARTNER
Ansa, Tuttosport, Corriere dello Sport, Il Secolo XIX

GIURIA
Presidente: Filippo Grassia. Componenti: Gianfranco Coppola, Mimma Caligaris, Gianni Merlo, Giovanni Malagò, Silvia Salis, Luca Pancalli, Valentina Vezzali, Luigi Contu, Xavier Jacobelli, Ivan Zazzaroni, Luca Ubaldeschi, Alberto Brandi, Lucia Blini, Matteo Marani, Martina Maestri, Auro Bulbarelli, Roberto Gueli, Jacopo Volpi, Stefano Barigelli, Claudio Arrigoni, Emanuele Dotto, Paolo Pacchioni, Lorenzo Dallari, Consuelo Mangifesta, Andrea Lucchetta, Roberto Beccantini, Michele Corti, Marco Callai, Giovanna Rosi.

I candidati 

Viviana Bottaro – Torna ad allenarsi nell’aprile 2021 dopo un lunghissimo periodo di riabilitazione seguito alla rottura di tibia e perone causata da un brutto incidente. L’operazione avviene nel luglio 2020 all’Ospedale San Martino di Genova. Viviana promette di tornare da Tokyo con una medaglia. Promessa mantenuta il 5 agosto 2021 con la vittoria della finale per il bronzo nel kata. Viviana esce così vincitrice dalla lotta contro il tempo.  È un simbolo di come nella vita non bisogna mai fermarsi davanti agli ostacoli. Non ha potuto preparare la sua prima storica Olimpiade come avrebbe voluto. Ha gareggiato in condizioni non perfette, ha stretto i denti. Una straordinaria storia di impegno e generosità. 

Monica Contrafatto – Nel 2012 è caporal maggiore dei bersaglieri in Afghanistan quando è vittima di un attentato talebano. L’esplosione di una bomba nella base italiana le procura danni gravissimi all’arteria femorale, all’intestino e a una mano. Le viene amputata la gamba destra. Monica, nel momento più difficile della sua vita, trova la forza di inseguire un nuovo e ambizioso obiettivo: partecipare alle Paralimpiadi. A Rio 2016 è terza, risultato replicato a Tokyo al termine di una finale davvero storica per l’Italia. Tutto il podio dei 100 metri si colora d’azzurro con la vittoria di Ambra Sabatini e l’argento di Martina Caironi. “Dedico la mia medaglia all’Afghanistan, il Paese che mi ha tolto qualcosa, ma che mi ha dato anche tanto”, ha detto Monica. Ha lasciato correre i suoi sogni nel momento in cui l’orizzonte era buio. Li ha inseguiti con passione e caparbietà, regalandoci una grande lezione.

Vanessa Ferrari – Una delle più longeve ginnaste azzurre, la Farfalla di Orzinuovi dispiega le ali nel 2006 quando ad Aarhus, a 16 anni ancora da compiere, conquista il titolo mondiale. Due quarti posti brucianti alle Olimpiadi di Londra 2012 e Rio 2016. Lunghi anni di impegno vanificati due volte, a un passo dal podio. Non solo. Resta lontana dalle pedane per 500 giorni, tra il 2017 e il 2019, a seguito della rottura del tendine d’achille del piede sinistro. Lo stesso operato dopo i Giochi brasiliani. Un vero e proprio calvario. Vanessa lo fronteggia grazie alla sua resilienza. Non molla, continua a inseguire il sogno e a Tokyo finalmente lo corona con l’argento nel corpo libero.

Gregorio Paltrinieri – Dopo l’oro nei 1500 stile libero a Rio 2016, la volontà è quella di confermarsi a Tokyo 2020 e riuscire a esser protagonista anche negli 800 e nella prova in acque libere. La forza non manca a Gregorio. A fine giugno, però, contrae la mononucleosi che mette a serio rischio la partecipazione olimpica. Un mese d’inferno. Prepararsi in queste condizioni è durissimo, ma l’atleta di Carpi non perde mai di vista l’obiettivo. Stravolge ogni previsione, recupera una buona condizione fisica grazie al supporto dello staff tecnico e medico della Nazionale e a Tokyo non solo ci va… ma conquista anche due medaglie: l’argento negli 800 e il bronzo nella 10 km in acque libere. Uno straordinario esempio di tenacia e coraggio.

Gianmarco Tamberi – Firma nel 2016 il nuovo record italiano di salto in alto (2.39). Nel mirino ci sono i Giochi di Rio de Janeiro. A luglio, però, ecco la lesione dei legamenti della caviglia sinistra, causata da un infortunio a Montecarlo. Addio Olimpiadi dove avrebbe conquistato con molta probabilità una medaglia. Il gesso, custodito per 5 anni, diventa simbolo del suo trionfo a Tokyo. L’oro della tenacia, della capacità di non arrendersi mai e di non smettere di rincorrere il proprio sogno. Il raggiungimento del trono olimpico, in coabitazione con l’amico-avversario Barshim, è la degna conclusione di una favola lunga 5 anni.

Gianluca Vialli – Campione in campo. Fuoriclasse nella vita. Esempio di coraggio, dignità e forza interiore per il modo in cui, dal 2017, sta lottando contro il tumore al pancreas. Affronta la sfida più importante, quella della vita, dopo i tanti successi da calciatore (su tutti, lo scudetto con la Sampdoria e la Champions League con la Juventus) e allenatore. Si fa apprezzare anche nelle vesti di opinionista, ma la sua casa è… il campo. Nel novembre 2019 è nominato capo delegazione della Nazionale Italiana di Calcio, allenata dal suo “gemello” Roberto Mancini. Un punto di riferimento per l’Italia intera, in particolare per la Nazionale che si laurea campione d’Europa a Wembley. Cosa sia Gianluca Vialli per gli Azzurri lo riassume in modo efficace Alessandro Florenzi: “Noi abbiamo un esempio che ci dimostra ogni giorno come si deve vivere, come ci si deve comportare in qualsiasi ambiente ti trovi e in qualsiasi situazione. Per noi è speciale, questa vittoria senza di lui, così come senza Mancini e gli altri, non sarebbe niente. Lui è un esempio vivente”. Un esempio di coraggio, generosità, passione.