Odette Giuffrida è l’incarnazione dello spirito Decoubertiano, non solo il piacere di dare tutto nel partecipare, ma anche di quello che formalmente è il motto a Cinque Cerchi: Più veloce, più in alto, più forte. Una determinazione granitica, ma tutt’altro che fredda. È un caldo sorriso a spingerla, verso gli allori e verso gli altri. Immenso, persino più ampio dei suoi grandissimi risultati. Quello che le se stampa in volto quando parla del suo sport, della sua famiglia e di quanto gli piace interagire di persona con ragazzi e ragazze sul tatami per consigliarli, durante gli stage. È il sorriso di suo fratello maggiore Salvatore: ha detto in passato di aver provato varie discipline già da piccolissima, ma di aver scelto già a 6 anni il Judo tra tutte unicamente perché lo vedeva tornare felicissimo dall’allenamento. Poi il sorriso è diventato il suo, quindi di tutti gli appassionati e infine dell’Italia intera.
Precocissima, romana, già a 15 anni nel 2009 ha fatto il suo esordio a livello internazionale nella categoria cadetti vincendo l’oro nei Campionati Europei e alle Olimpiadi Europee e l’argento ai Campionati Mondiali, mentre nel 2011 è entrata nel Gruppo Sportivo dell’Esercito Italiano. Ha dichiarato però che più che al palmares a lei interessa rimanere nella storia del judo. E nella storia alla fine rimane sempre più il ricordo delle persone, che l’indice delle vittorie. E sarà anche per questo che ha tenuto molto a omaggiare la figura di Andrea Rola, il ragazzo e il campione che ogni anno viene ricordato non tanto per i titoli italiani vinti nonostante le oggettive difficoltà che ha dovuto superare, ma per il suo cuore e sorriso.
Che piacere rivederti in Liguria a distanza di pochi mesi, in ricordo di un grande appassionato di Arti Marziali, a incontrare tanti giovani, tante persone innamorate di questo sport
«Sono felicissima di essere qui, di nuovo! Ormai mi sono innamorata di Genova, ho conosciuto i genitori di Andrea e per me è davvero un piacere e un onore essere qui per ricordarlo, essere qui assieme a tutti questi judoka che si stanno allenando con me quest’oggi»
È bello che tu sei qui con la tua seconda, splendida medaglia vinta a Tokyo, dopo quella di Rio…
«Sì, sono qui con la seconda, e sto lavorando per portarvi a Genova la terza, che magari sarà quella dell’unico colore che mi manca, l’Oro»
Facciamo un passo indietro e torniamo alle emozioni di Tokyo: quali sono state le più forti?
«Non posso negare che dopo l’argento ero andata per vincere, nella mia testa mi ero allenata per l’oro, lo volevo assolutamente a tutti i costi. Ho perso poi in semifinale con Abe. Emotivamente è stato un po’ difficile quel momento, ho avuto solo 10 minuti per riprendermi per poi andare a combattere per il bronzo»
Cosa ti sei detta?
“Sono qui, mi sono allenata tanto, ho fatto tanti sacrifici, sono stati 5 anni lunghi tra infortuni, la pandemia e… la mia famiglia. Mi son detta: “Torno a casa e devono vedermi tornare a casa con una medaglia, me lo devo!” Mi son ripresa e dopo aver vinto il bronzo mi è un po’ esploso quell’urlo, la gioia, l’emozione, di dire “Anche questa volta ce l’ho fatta!”. Non è del colore che volevo, che sognavo, ma è una medaglia olimpica, me la merito assolutamente tutta, e ora siamo in fase di allenamento per prenderci quella d’oro a Parigi»
Dove si trova dentro di sé la forza per rilanciare nuove sfide? Argento, bronzo, e ora poi già la testa a un’Olimpiade che sarà tra meno di 3 anni
«È una cosa che mi viene anche molto naturale. Devo dire che appena sono tornata da Tokyo è stato un momento di felicità e di festeggiamenti ma io non riuscivo a dormire la notte pensando a Parigi. Ho fatto un periodo che io ho dovuto parlare un po’ con qualcuno perché io non riuscivo a spegnere questo fuoco, a darmi pace, a riposarmi. Mi dicevo: da qui a 3 anni devo diventare la più forte del mondo. Mi voglio allenare! E c’avevo tutti gli allenatori che mi dicevano: “No, ti devi riposare”, e giustamente, perché il riposo è importante. Quindi io trovo qualcosa per sfidarmi, è un fuoco dentro, più forte di me, mi spinge ad allenarmi, è qualcosa che sento e non sento il bisogno di altro»
Al di là degli aspetti tecnici in questi stage quali sono le cose che dici con più frequenza ai giovani?
«Io ci tengo sempre a fare una parte tecnica perché ovviamente è giusto far vedere quello che so fare, aiutare con quel che posso, con delle tecniche, con delle prese, però ogni volta chiedo a chi mi invita di poter fare anche un momento in cui vengono fatte delle domande anche perché come sono fatta io è quasi più importante una parola, una frase, una sensazione, un’esperienza mia personale da raccontare che magari far vedere una tecnica. Posso dare molto più con questo, ci tengo a parlare, a sentire qualsiasi dubbio, paura, di quelli che qualsiasi persone ha, e rispondere come posso»
Che cos’è lo Sport per Odette Giuffrida, che cosa gli ha dato nella sua vita?
«Son le domande che mi emozionano…mi ha cambiato la vita. Per me… è tanto. Mi ha dato tanti valori. Mi ha dato un sogno. Mi ha dato la forza di ripagare i miei genitori di tutti i sacrifici che hanno fatto. E di vederli sorridere, essere orgogliosi di me, e di dargli una vita migliore. Come ve lo spiego cosa è il Judo per me? È inspiegabile»
Le Arti Marziali in Liguria: festeggiamo dopo quello Olimpico, il Bronzo Mondiale di Viviana Bottaro
«Mi reputo una fan proprio sfegatata di Viviana, e l’ho seguita dopo il suo infortunio, e il suo recupero assurdo per le Olimpiadi di Tokyo, e l’ho sempre vista allenarsi con un impegno inspiegabile sul tapis roulant, per recuperare l’infortunio, da sola, in palestra, perché ci alleniamo nel Centro Olimpico, assieme. Per me è sempre stata un esempio, e la sua vittoria mi ha dato i brividi. Appena ha vinto la medaglia di bronzo ero con i miei genitori e ho raccontato loro la sua storia. “Riconfermarsi al Mondiale, tra le grandi”, come ha scritto lei sui suoi social…lei è unica, unica, e le auguro veramente il meglio»
Intervista di Marco Callai, articolo di Federico Burlando