Il ragazzo d’oro che scocca con la smorfia di ghiaccio: Mauro Nespoli

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Spietato come un arciere. Forse oggi nell’immaginario comune a causa delle innovazioni tecnologiche e i western di Hollywood sono i pistoleri e i cecchini a detenere il primato della freddezza, ed è un bene per chi scaglia dardi.
La loro nobile e genuina disciplina ha perso ogni lugubre accezione, e può fiorire esclusivamente come sana attività sportiva, alla portata di tutti. Meglio che a tiro di schioppo. Eppure con Mauro Nespoli il cinismo insito nella pratica non può che emergere per contrasto. Una faccia solare, un piglio gentilissimo con tutti, non solo davanti ai microfoni, e una storia di grande generosità alle spalle, non solo in termini di sacrifici per quello sport che comunque lo ha ricambiato dandogli tantissimo. Ma sul campo di tiro si trasforma. Un ragazzo d’oro che mutua in ghiaccio. Il dolce sorriso cange in una dura ghirba. E per il bersaglio, immobile vittima sacrificale, non c’è scampo. In ogni caso un profilo ideale per la squadra dell’Aeronautica Militare, che lo ha reclutato molto giovane.

L’Italia ha imparato a conoscere ambedue i lati del sagittabondo ragazzo di Voghera, fattosi uomo sotto gli occhi dei tifosi dello Stivale a Pechino, Londra, Rio e Tokyo, collezionando due argenti a cinque cerchi in Estremo Oriente -Squadre a Pechino e Individuale a Tokyo- e un oro nella terra di Robin Hood, appena un poco più a sud di Sherwood e Nottingham (Oro a squadre nel 2012). Attenzione! Non sono contrastanti ma complementari. La concentrazione è autentica ma è una maschera. Nasconde momentaneamente ma non cancella il suo animo cortese.

Forse la spinta a dare di più gliel’ha data il suo Maestro, e primissimo istruttore, Luciano Malovini, atleta della Nazionale paralimpica italiana, poi divenuto il suo allenatore personale; forse era innata e l’ha coltivata con magnanimità, come ha fatto col talento. Restano i fatti oltre le impressioni: non si può non menzionare il contributo per lo sfortunato arciere israeliano, Yaron Tal, che necessitava di costose cure contro il tumore che lo aveva colpito. Nespoli all’asta per coprirne le spese mise a disposizione il proprio arco e addirittura il riser personalizzato “penguin”, il più leggero al mondo. Nella vita ha fatto centro con un’altro arciere, Vanessa Landi, con la quale ha vinto una medaglia di bronzo ai Mondiali del 2019 a Hertogenbosch, in Olanda.

Al 75° Anniversario Ussi sulla Motonave Philippa ha quindi figurato, al pari degli altri illustri convenuti, non solo come uno dei più grandiosi paladini azzurri della propria disciplina, ma come esempio vivente dei valori intrinsechi dello Sport.

Il tuo consiglio a chi non ha scelto una disciplina sportiva, perché il tiro con l’arco?

«È uno sport completo al contrario di quello che si possa pensare, non stiamo solamente fermi a tirare delle frecce, quindi è uno sport che allena oltre la concentrazione anche il fisico.  Lo consiglio per tutti quei ragazzi che come me non avevano ancora trovato la loro disciplina, la loro dimensione, magari anche un po’ per pigrizia, provate questo sport e lo troverete affascinante»

Quanto è importante la motivazione alla base dei tuoi successi, tornare ad essere competitivi subito, nel tuo caso subito dopo aver vinto 3 medaglie alle Olimpiadi pensare già alla prossima?

«La motivazione è tutto, è la chiave. Senza quella uno ripete sterilmente un gesto atletico che, al momento del dunque, quando la freccia deve colpire il centro per raggiungere la medaglia, sarebbe qualcosa di impoverito. Sto riprendendo l’attività perché ho in programma di andare avanti per molti anni e sto pianificando Parigi 2024»

Un rapporto forte il tuo con i Media, che hanno raccontato con dovizia di particolari i tuoi tanti successi

«Sono molto contento di essere qui, un ringraziamento a tutti i giornalisti che mi hanno e ci hanno seguito in tutti questi anni di carriera, hanno reso in un qualche modo anche più grandi le mie imprese sportive»

C’è un articolo, un servizio, un pezzo, a cui sei particolarmente legato?

«Tutti gli articoli legati al successo a Londra alle Olimpiadi del 2012, la medaglia D’Oro, hanno veramente esaltato quella che è stata una sorpresa anche per noi, ed è stato importante»

Un flash di Tokyo: se chiudi gli occhi che cosa vedi?

«Se chiudo gli occhi rivedo l’ultima volée, l’ultimissima serie di tiri contro l’atleta turco, Mete Gazoz, una serie ho patito più del previsto…son contento del risultato ottenuto, ma faccio tesoro dell’esperienza per non ripetere più gli stessi errori»

Un tuo consiglio per i giovani?

«I risultati non si raccolgono il giorno dopo, ma dopo tanti anni. Ma se uno ha voglia di lavorare e di mettersi in gioco prima o poi i risultati arrivano»

Intervista di Marco Callai, Articolo di Federico Burlando

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