A Bologna, alla Virtus, ma si è fatto apprezzare anche dall’altra parte del “Grande Fosso”, sponda Fortitudo, attendevano solo lui per vincere lo scudetto dopo 20 anni, il suo decisivo 4 su 4 dalla lunetta contro i campionissimi di Varese e andare in finale dell’Eurolega. La Nazionale che lo convocava solo quando era bollito o stagionato attendeva solo lui per vincere l’oro Europeo a Nantes nel 1983 sorpassando Jugoslavia e Urss, reso iconico proprio da un suo bacio al pallone. I carcerati attendevano solo lui, professore ISEF per 50 anni, diplomatosi dando una decina di esami a ridosso di matrimonio e primo tricolore, a portare assieme a un progetto di solidarietà un po’ di basket e speranza nelle prigioni. Oltre alla rassegna continentale, 3 scudetti, qualche altra finale persa nello Stivale e in Europa, quasi 5000 punti messi a segno, e il Mondiale Militare, a Udine, battendo i soldati USA.
È vero, bisogna essere un po’ dei maghi per mettere assieme tutto questo, non solo il palmares da campione, con i vari Meneghin, Dan Peterson e Meo Sacchetti, ma pure le esperienze da insegnante, dirigente e operatore per il sociale, ma è più che sufficiente essere autentici uomini di sport.
Per questo è stato invitato come ospite e di questo ha parlato a Stelle nello Sport in occasione della festa per i 75 anni dell’Unione Stampa Sportiva Italiana
-Lo Sport cosa ha rappresentato per la sua vita a livello di atleta e di uomo?
«È una frase retorica, ma lo sport ti insegna a vivere, i valori civili, soprattutto gli sport di squadra, devi saper stare assieme agli altri. Chi pratica lo Sport impara a rispettare le regole e l’avversario, per la vita che viene dopo»
– 75 anni di Ussi, sicuramente i giornalisti hanno contribuito anche loro a raccontare quella che è la sua storia, eccezionale. Chi si sente di ringraziare più di tutti gli altri?
«Il massimo divulgatore del basket in Italia è stato il grande Aldo Giordani, che attraverso la televisione, le sue prime telecronache, e i quotidiani sportivi e settimanali, dal Guerin Sportivo a Super Basket»
-Il Basket ieri, il Basket oggi, com’è cambiato?
«Tantissimo. Ieri era, anche tecnicamente, molto più lento. Non c’era la linea da 3 punti, era un gioco molto più ragionato. Adesso è molto più veloce, l’inserimento della linea da 3 l’ha fatta diventare spesso l’arma più utilizzata e l’azione di gioco più seguita. Noi nostalgici rimpiangiamo sempre quei vecchi tempi, ma adesso ovviamente è molto più fisico e anche più spettacolare»
-Un suo consiglio a dei giovani che cominciano uno sport e che, indipendentemente da quale sia, vogliono diventare dei Campioni come è stato lei?
«Beh, sai, i ragazzi e le ragazze devono fare sport e non aver paura di sognare. E se poi non riescono a emergere, resta comunque un’esperienza di vita»
Intervista di Marco Callai, articolo di Federico Burlando