Un’espressione inglese per un colpo di fortuna è Lucky Shot. Significa un tiro che ha avuto buon esito con un pizzico di buona sorte. Ma con Chiara Rebagliati la fortuna non c’entra niente. I bersagli vengono colpiti grazie a un talento affinato col perfezionamento costante. Il Lucky Shot ce l’avuto piuttosto l’Italia, a ritrovarsi un’arciere così brava e concentrata in squadra. Nel primo giorno di prove a Tokyo col suo decimo posto mei ranking femminile Chiara, migliore tra le ragazze, ha tenuto su tutta la squadra. Per un solo punto non è stato raggiunto l’ottavo posto complessivo che avrebbe significato evitare le implacabili Koreane sino alla finale. Machiavelli diceva però che il bravo arciere punta più in alto dell’obiettivo per centrarlo, le Koreane al secondo turno rappresenterebbero una buona ragione per alzare la mira. Con una Stella come Chiara, sul podio come Atleta Ligure dell’anno nel 2017, a segnare la via verso un centro perfetto.
Con 654, al primo giorno a Cinque Cerchi ha tracciato il primato personale: un risultato che le consente di disputare la Gara Mista a coppie insieme a Mauro Nespoli, unico azzurro qualificato in campo maschile. A livello personale non avrebbe potuto partire meglio; tale splendida prestazione è però la tappa di un lungo e probante viaggio cominciato anni fa che l’ha già vista toccare molte vette. Sempre scalando con umiltà. Del resto, Ligure di Savona, è abituata a poggiare gli sguardi sugli orizzonti più vasti sin dall’età più verde. Dopo aver raggiunto la qualificazione al Giappone al termine dello spareggio con la Spagna nel giugno di quest’anno, aveva commentato: «Raggiungere i Giochi Olimpici significa raggiungere il sogno di quando ero bambina, un’emozione grandissima, perché rivedo la piccola Chiara che ha iniziato a tirare con l’arco a 10 anni: ora mi ritrovo a Parigi a festeggiare questa qualificazione».
Tanti viaggi in giro per il pianeta per lei che già in Italia si era abituata a spostarsi e a condurre una vita di ammirevole impegno anche al di là del Campo da Tiro. 26 anni, è tesserata per il Torrevecchia di Roma e studia giurisprudenza a Varese. Ora ogni sogno sta prendendo forma, Cinque cerchi che si fanno bersagli e poi centri perfetti: «È tutto molto più grande rispetto ai campi che siamo abituati a vedere normalmente, ma ci sono gli stessi bersagli di un campionato italiano, voglio pensarla così anche se so che in realtà è tutto diverso. Abbiamo fatto anche il nostro ingresso al villaggio che osservo con occhi da bambina, come se fossi in un parco divertimenti, dove tutto è a portata di atleta, ma è tutto gigantesco, da apprezzare con gli occhi di chi ce l’ha fatta per portare in alto i colori dell’Italia. Siamo insieme a grandi campioni di altri sport e questo da una parte ti meraviglia e dall’altra ti fa essere orgogliosa, perché di solito certi atleti li vedi solo in televisione, ma adesso condividi con loro la stessa esperienza».
Non c’è nessuna fortuna nemmeno nell’aver azzeccato la profezia del Mixed Team. Si spiega con causa ed effetto. Sapeva che avrebbe potuto qualificarcisi come miglior azzurra, ha previsto lo scenario: «Per me sarebbe una novità, ma la vivrei come una grande emozione e motivo di massimo impegno».
È la parola che ripeto più spesso e che probabilmente meglio la identifica: impegno. Quando pochi centimetri fanno la differenza per la vittoria, da esterni si può avere la sensazione che siano i capricci della Dea Bendata a scegliere chi trionfa e chi soccombe. In realtà la fortuna non centra nulla nella costruzione del suo faticato successo. Ne è il premio. Come la intendevano i Romani antichi: Quisque Faber Fortunae Suae, ciascuno è artefice del proprio successo. Ed è fortunato chi sa costruirsi la vittoria un passo dopo l’altro, o, in questo caso, tiro dopo tiro.
Tale genere di Fortuna poi è in realtà la personificazione della Vittoria, ha le ali come le frecce, e con le frecce bisogna saperla cogliere. Chiara che ha studiato tanto sa benissimo come si fa. Nel 2019 è riuscita a conquistare il Mondiale a Squadre in Germania con Tanya Giaccheri ed Elena Tonetto. Per allora si è cinta dell’oro, che assieme al Porpora è il colore che meglio si sposa alla Vittoria, sorella gemella della Fortuna e figlia del duro lavoro e del talento. Una famiglia sgargiante. Su cui può lasciare ancora un’orma Chiara: basta qualche dardo dei suoi. Un Lucky Shot che è soprattutto una fortuna per chi se lo ritrova in squadra. Italia e Liguria in primis.
Federico Burlando