Il Tennis azzurro a Tokyo alla battuta con le stelle Fognini e Musetti

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È il momento d’oro del tennis italiano. L’ora è finalmente scattata dopo anni di paziente gioco dal fondo del ranking. È il momento di sancirlo con i Golden Boy di ieri e di oggi.
L’alloro più alto ai Giochi è del colore giusto per abbinarsi al momento fatidico. È la Liguria alla causa ha da offrire due splendidi figli, uno naturale e l’altro adottivo. Dall’estremo ponente, dalla Sanremo dei Fiori, da promessa delle racchette azzurre, all’estremo Levante e alla completa maturazione umana e sportiva, il 34enne Fabio Fognini.

Partorito dagli intonsi ma grezzi Marmi di Carrara, ma venuto a levigare la tecnica all’ombra della Lanterna, il 19enne Lorenzo Musetti. Sono entrambi nella squadra che calcherà le terre del Giappone, e due conoscenze di Stelle nello Sport. Fabio nel 2003 era stato uno dei primissimi premiati Junior, un astro che ha cominciato a splendere presto e che nel 2019, quando si è conquistato la Top 10 si è confermato tra i big; il medesimo anno in cui anche Lorenzo vinceva il Junior, assieme agli Australian Open Juniores.

Fognini per anni è stato il lume che ha tenuto accesa la speranza di risultati degni della passione profusa dai connazionali per la disciplina. Ci si è sempre soffermati sul carattere che a volte si rivelava troppo battagliero, per un ragazzo generoso che alle chiamate per la Davis ha sempre detto un fiero ed entusiasta «Sì», degno del Cantico di Mameli.

La verità è che ha avuto le capacità e la determinazione di tenere testa alla migliore e più longeva generazione di campioni che si sia mai vista. Non solo Federer, Nadal, Djokovic e all’occorrenza pure Murray a spartirsi i primissimi posti delle classifiche per quasi due decenni, ma anche altri che avrebbero potuto fregiarsi della livrea di più forti della loro epoca se solo non avessero dovuto condividere l’epoca coi suddetti. Scalpi che comunque è stato in grado di apportare al carniere: un Poker rifilato a Nadal, due volte in Italia vincitore di Murray, e domato anche il giovane leone Zverev.

In tutto questo Fognini ha fatto sognare per come se l’è sempre e comunque giocata. Abbinando all’impeto da irriducibile, un estro che dalle Alpi alle Piramidi non si vedeva dagli Augusti tempi di Barazzutti e Panatta. Forse è mancato qualche trionfo Imperiale, ma oltre ad aver svecchiato un sacco di record a tinte verdi, bianche e rosse ha portato a casa dei successi illustri, come quando nel 2011 ha raggiunto i quarti di finale del Roland Garros. Nel suo 2019 magico ha stupito Montecarlo innalzandosi sul gradino più alto, e in coppia con Simone Bolelli ha saputo essere micidiale, tanto da vincere gli Australian Open del 2015, unico successo di una coppia italiana in un torneo maschile del Grande Slam nell’era Open.

Sposatosi con Flavia Pennetta, ha dimostrato di essere dotato di sensibilità non solo sul rettangolo: ha battezzato il suo primo figlio in memoria del tennista Federico Luzzi, morto di leucemia nel 2008 a 28 anni. Mentre ha saputo piazzare parole ben mirate in occasione della pandemia di Covid: «La mia paura più grande non è prendere il virus, ma trasmetterlo. Non sono più solo, sono papà e marito. Finché non sono sicuro al 110%, io non mi muovo. Perderò punti e soldi? Pazienza». E ha dato anche un’idea ben chiara di dove si vede tra qualche anno: «Metterò di giocare alle mie condizioni, quando sarò ancora competitivo. Non mi vedo da numero 90 del mondo a remare nei challenger. Vorrei togliermi qualche altro sfizio: un altro Masters 1000, magari Roma». Per ora però non c’è pericolo, come un buon vino è stagionato bene e sembra che a quel gusto vivace che l’ha sempre contraddistinto ha aggiunto via via col tempo la sofisticata robustezza dell’esperienza. Alla fine è rimasto contagiato ripreso dal Virus a fine 2020, ma si è ripreso e ora vola in Giappone per dire la sua.

Prontissimo a dargli il cambio quando sarà il momento, e non solo sui podi di Stelle nello Sport, Lorenzo Musetti. La patina di predestinato gli avevano appioppata già prima che scegliesse il Tennis Park Genova a 12 anni. Ma di tanti che si vedono consacrati già da giovanissimi molti si perdono. La luce della Lanterna ha però aiutato il già concentratissimo ragazzo a non smarrire la via, e ora splende di luce propria, pronto a mostrare la via a tante altre promesse della racchetta.

Se Fognini ha svecchiato un sacco di record del tennis azzurro, Musetti ha invece brillato per quelli di precocità:
È il più giovane tennista italiano di entrambi i sessi ad aver vinto un torneo del Grande Slam a livello Juniores (16 anni, 10 mesi, 23 giorni)

È il più giovane tennista italiano ad aver raggiunto gli ottavi di finale di un torneo Masters 1000 (18 anni, 6 mesi, 14 giorni)

È il più giovane tennista italiano ad aver raggiunto la semifinale di un torneo ATP 500 (19 anni, 16 giorni).

È il più giovane tennista italiano della storia (19 anni, 3 mesi, 4 giorni) ad aver raggiunto gli ottavi di finale alla prima presenza nel tabellone principale di un Major, impresa compiuta prima di lui soltanto da Francesco Cancellotti in era Open.

Il primo exploit era stato l’US Open giovanile del 2018, dove aveva raggiunto “solo” la finale. Ma la vera impresa l’ha fatta a maggio di quest’anno: prima partecipazione a un grande slam, e il numero 13 del mondo, David Goffin, piegato in 3 Set. Quindi altre due vittorie, prima che il mostro Dkojovic se lo mangi agli ottavi. Una sconfitta inevitabile e indolore, troppa la differenza d’età, forma ed è esperienza tra i due, ma il mondo delle palline gialle si è detto che era nata una Stella. In Liguria lo sapevano già dal 2019. Quando questa coppia che è tutto tranne che strana metaforicamente saliva assieme sul podio dei più acclamati della regione. La speranza è che nel 2021 si ripetano anche in seconda battuta, un doppio ace per la coppia d’assi, a dimostrare che in fondo con la giusta rotazione dalla Liguria al Giappone è un attimo, basta imprimere abbastanza forza nel momento in cui ci si immerge nel gioco.

Federico Burlando

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