
La primissima azzurra della disciplina a qualificarsi alla rassegna Olimpica. L’approdo stesso a Tokyo era insomma per Viviana Bottaro già di per sé un riconoscimento a una lunghissima storia di dedizione al Tatami e acclamazione sui podi, sempre nella specialità Kata, cominciata a 18 anni con l’argento all’Europeo a squadre di Tenerife di 2005 e il premio Sportiva Junior Ligure dell’anno, e proseguita con tanti altri capitoli. Sino a vincere la Categoria Big di Stelle nel 2020 e l’argento individuale continentale a Guadalajara nel 2019. Nel mezzo tra squadra e individuale 6 bronzi e un argento ai Mondiali, 3 ori e altre 14 medaglie agli Europei.
Insomma era tutto approntato per quel dolce finale già pregustato. In cui nel pieno spirito di De Coubertin già anche solo che partecipare sarebbe stata un trionfo. Prima di poterci mettere i denti sopra e assaggiare l’atmosfera a Cinque Cerchi il destino ha sparigliato tutta la tavola, e non solo le carte che vi erano adagiate. È stato un anno e mezzo molto lungo per tutti. Per gli atleti che già avevano la qualificazione a Tokyo o che la rincorrevano lo è stato ancora di più. Per quelli del Karate è stato come svegliarsi di soprassalto in contemporanea da due ameni sogni per sprofondare in un’angosciante attesa.
Viviana ad esempio già prefigurava il meritato ritiro. Spiegava: «Mi sento sicuramente all’altezza della situazione, ho una maturità tale e una stabilità nella vita che mi permette di essere serena. Sono ormai fidanzata da due anni e mezzo, convivo già da un po’ con il mio fidanzato, un momento di grande maturità dal punto di vista sportivo e non solo, il fatto che questa Olimpiade arrivi alla fine della carriera…beh, diciamo verso la fine, ha un sapore molto speciale. Ho 33 anni e ho bisogno di realizzarmi in altri contesti, come donna». Però da par suo non si è persa d’animo. Ed ha ripreso ad allenarsi con ancora più intensità. E serenità.
Ha ammesso la scorsa estate: «All’inizio non è stato facilissimo. Ormai ero focalizzata sul fatto che il 2020 sarebbe stato l’anno più importante della mia carriera, quindi è stata una bella botta. Poi, però, mi sono pian piano adattata alla situazione, come gli sportivi sanno fare, e adesso sto bene. Non è un problema dover aspettare un anno in più, a quest’età ormai cambia poco. Più che altro, avevo in mente di dedicarmi ad alcuni progetti personali che a questo punto saranno rinviati, ma per le Olimpiadi aspetto anche sette anni. Anche perché sinceramente non ho idea di quando smetterò: non mi pongo paletti da questo punto di vista, finché mi sento in forma e ho stimoli continuo. Detto questo, per il mio percorso il rinvio è soltanto positivo perché, a differenza di altre atlete nella mia categoria, sento di avere ancora un margine di miglioramento e il tempo può solo aiutarmi»
Da Genova con onore
Nella vita ha già dimostrato di essersi affinata per l’esercizio di equilibrio più difficile, far coincidere la routine da “ragazza normalissima” con le necessità di una sportiva di classe mondiale. Si è laureata in Scienze Motorie e nel 2013 è riuscita a fare della sua passione un lavoro, quando è entrata nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro. Uno staff d’eccellenza, con tecnici di livello come Roberta Sodero e Cinzia Colaiacomo. Ovviamente però nel cuore resta Genova, la CSKA di Nervi, Centro di Specializzazione Karate Agonistico, e il Maestro Claudio Albertini, che l’ha tirata su dai 9 anni sino ai 26.
Su di lei a Repubblica si è aperto con ricordi affettuosi e giudizi splendidamente netti sulle sue peculiarità:
«La Leggerezza, innanzitutto di spirito, ma anche tecnica, perché i suoi movimenti sono fluidi, armoniosi, eseguiti senza sforzo apparente. La Solarità, con cui è sempre riuscita a vivere situazioni potenzialmente ansiogene con grande serenità. L’Esattezza, la precisione. È l’unica europea che ha le movenze pulite e raffinate di una giapponese. La Rapidità, che la contraddistingue fin da piccola e non a caso era stata soprannominata ” zanzarina scoppiettante”. A queste qualità aggiungo l’umiltà. Si pagava tutto, anche in palestra versava la sua quota. La Regione Liguria, per fortuna, le aveva conferito un premio come talento sportivo e quindi per un certo tempo si è riusciti a pagarle gli alberghi. Anche adesso è rimasta una ragazza semplice, mai un atteggiamento sopra le righe».
Al tramonto della carriera, un Oro in bocca nel Sol Levante
Umiltà e semplicità che però non fungono da pesi all’ambizione, ma la spingono. Per quanto la partecipazione ai Giochi sia di per sé il coronamento di un sogno, Viviana non si nasconde e dichiara che l’obiettivo è il gradino più alto. Questa ciliegiona è lievitata quasi più della torta stessa, e in quest’anno e mezzo sono cresciuti l’appetito e i denti per morderla: «Io lavoro per vincere l’oro, lo dico tranquillamente. Per arrivare a questa mentalità ci ho messo un po’, perché io sono una con i piedi per terra, sempre molto critica con me stessa. Però ad oggi io voglio giocarmela con tutti, perché poi quel giorno vincerà anche chi è più pronto emozionalmente e io sto lavorando tanto sotto questo punto di vista. Se succedesse sarebbe una cosa bellissima, battere la giapponese proprio a Tokyo significherebbe scrivere la storia. Mi dà molta motivazione».
La nipponica Kiyou Shimizu è l’ostacolo più grande. Viviana ha definito il momento in cui l’ha sconfitta in un “banale” incontro di Premier a Istanbul il momento più bello della sua carriera. La spagnola Sandra Sanchez Jaime è l’altra grande contendente per la medaglia più preziosa. Viviana dice che dovrà lavorare tanto per sorprendere tutti a Tokyo, ma in Liguria c’è chi dal 2005 sa che ce la può fare. E nemmeno loro sono del tutto sazi. Pregustano un finale che sarà in ogni caso dolce e che potrebbe essere dolcissimo. L’acquolina è in bocca, come l’oro quando c’è il Sol Levante.
Federico Burlando