Lo sport non piace più ai ragazzi? A suonare il campanello d’allarme è la Gazzetta dello Sport in un articolo firmato dall’ex campionessa di pallacanestro Mabel Bocchi. I numeri sono lo specchio di una situazione da monitorare e da cambiare il prima possibile. In Italia l’80% dei bambini in età pre-puberale pratica almeno uno sport, una percentuale molto alta che cala drasticamente quando i ragazzi crescono e raggiungono i 14 anni.
Una volta arrivati nella fase dell’adolescenza in molti smettono di praticare l’attività sportiva. Questo preoccupante fenomeno ha un nome: “drop out” ed ha attirato l’attenzione di numerosi psicologi, terapeuti, istruttori che hanno individuato attraverso i loro studi varie e differenti motivazioni.
Cosa spinge i ragazzi a non fare più sport quando raggiungono una certa età? Le cause sono molteplici: “L’agonismo esasperato fin da giovanissimi. Il risultato a tutti i costi. L’illusione preclusa di divenire dei campioni. Nuovi interessi. Genitori e, in genere ambiente esterno, troppo esigenti e pressanti. Il venire meno di divertimento e motivazioni”, sottolinea Mabel Bocchi.
L’agonismo però non è solo un valore negativo, anzi, le ricerche spiegano che ha una valenza positiva per la crescita psichica ed emotiva degli adolescenti. I problemi nascono quando il risultato diventa l’unico obiettivo. Abituare i giovani a dover solo vincere è controproducente, bisognerebbe riuscire a chiarire a chi cresce i ragazzi sui campi che più importante è la prestazione. Spingere l’atleta a dare il massimo, dovrebbe essere l’obiettivo dei tecnici che invece troppo spesso vogliono solamente la vittoria.
In occasione del ventennale della Scuola dello Sport del Coni Liguria abbiamo avuto il piacere di intervistare un edicatore mitico, Horst Wein, mancato nei primi mesi di quest’anno. Il “testamento” che ci lascia ha un valore enorme. Ascoltate bene la sua intervista. “Un allenatore che vince tanto nel settore giovanile non lavora per i propri ragazzi ma per se stesso”, un affondo straordinario che ci deve far pensare.
Tornando allo studio illustrato dalla Gazzetta dello Sport, la situazione è grave. Tanti ragazzi si stufano troppo presto di fare sport e questo può avere delle ricadute spiacevoli sulla loro crescita e salute. Importante è quindi capire come evitare il “drop out”. E’ importante tornare a soddisfare i bisogni primari dei giovani e impostare l’attività agonistica sul divertimento, sulla gioia di giocare, di fare parte di un gruppo, conoscere nuovi amici.
“Non spingiamo i nostri ragazzi fuori dal giardino dell’infanzia”, mi ha detto Horst Wein. Ecco il servizio che ho avuto il piacere di realizzare su Premium Sport. Credo che valga la pena vederlo e rivederlo. E applicare i principi portati avanti da Wein per diminuire la famosa percentuale di drop out. Una popolazione sportiva è soprattutto una popolazione più sana, più leale, insomma migliore!
Noi, con il progetto #stellenellosport, ci impegnamo da 17 anni a promuovere proprio questi valori. Viva lo Sport.
Michele Corti