Alice Menaballi: “Ogni maledetta domenica… in rosa!”

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Avvicinandoci sempre di più alla fine delle votazioni di Stelle nello Sport, ci prendiamo un po di tempo per conoscere più da vicino alcuni degli atleti e atlete più votate. Nella categoria “Big Femminile – Trofeo Villa Montallegro” spicca l’alessandrina Alice Menaballi, giocatrice di football americano per le Fenici Ferrara e coach degli Alessandria Bears. Siamo andati a scoprire la sua storia ricca di sacrifici, speranze e sogni nel cassetto…

Sapevi di essere tra le atlete più votate?
“Non pensavo di ricevere così tanti voti, ma sono felice. Soprattutto se serve per dare un po di visibilità al mio sport, il football americano”.

Cosa ne pensi del progetto di Stelle nello Sport?
“Stelle nello Sport è un progetto che, a mio parere, permette la diffusione di discipline meno conosciute o a cui viene data minor rilevanza nel nostro paese. Sport con valori importanti che la gente non conosce”.

Come hai scelto uno sport così particolare come il football americano?
“Ho amato il football dal primo momento in cui ho capito che in campo bisogna sempre dare il 100% non solo per se stessi, ma anche per i compagni. Mettere il proprio corpo tra loro e gli avversari sapendo senza ombra di dubbio che farebbero lo stesso per te”.

Avrai fatto tanti sacrifici…
“Tantissimi. All’inizio giocavo con squadre prettamente maschili perché quelle femminili non esistevano. E inizialmente è difficile farsi accettare e rispettare, non volevo assolutamente essere quella che “non ce la fa perché è una ragazza”. In seguito ho dovuto affrontare viaggi molto lunghi per unirmi alle poche squadre femminili presenti in Italia”.

Che difficoltà ci sono nel praticare uno sport così poco diffuso?
“Sono molte. Dal dover viaggiare a lungo per gli allenamenti, magari tratte più lente in treno per poter risparmiare, ai costi da sostenere per le attrezzature necessarie. Ma tutto questo si annulla nel momento in cui riesci a vivere la tua passione. Quando giochi ti senti felice e realizzato e non pensi ai sacrifici fatti. Le altre ragazze si comprano vestiti o vanno dalla parrucchiera, io mi compro casco e shoulder e nei weekend lavoro o mi alleno nella squadra femminile fuori dalla mia città. E sono felice così”.  

Cosa ti ha spinta, oltre che come giocatrice, a cimentarti come coach?
“Ho deciso di allenare prima di tutto perché volevo essere ancora più preparata tecnicamente. Il football è uno sport che, a differenza di quanto pensano molti, richiede tanta testa e studio. C’è sempre da migliorarsi e non bisogna mai pensare di essere arrivati”.  

Qual’è il risultato che ricordi con piacere o che porti nel cuore?
“Il primo risultato che ho raggiunto è il ricordo più bello. Il mio primo touchdown, che è anche il primo della storia del campionato femminile. L’ho realizzato sul mio schema preferito portando con me, o meglio su di me, tre avversarie”.

Quali sono i tuoi sogni e i tuoi progetti per il futuro?
“Un sogno sarebbe sicuramente quello di disputare un campionato con i Pirates di Savona che hanno fatto davvero tanto per me e con cui si è instaurato un legame strettissimo. In parte l’ho già realizzato giocando con loro il torneo di Natale. Quella è stata l’unica volta in cui ho sentito tensione prima della partita, che tra l’altro era un’amichevole, perché non volevo deludere il coach  e i miei compagni che mi hanno accettata come una di loro e permesso di combattere al loro fianco”.

Simone Bernardo

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